“Le case le vorrei tutte di bella pietra, ben squadrate, con le altane aperte sui golfi del cielo..” Queste parole di Curzio Malaparte, scritte ancor prima dell’inizio della costruzione della casa, non solo descrivono profeticamente il rapporto tra la casa ed il paesaggio circostante, ma premonizzano anche le vicende travagliate che hanno portato alla realizzazione di una delle più significative architetture del secolo scorso. La casa, opera di Adalberto Libera, ma con un apporto non poco influente dello scrittore Curzio Malaparte e del costruttore Adolfo Amitrano, si erge sul promontorio quasi inaccessibile di Punta Masullo, situato nell’estremità Est dell’isola di Capri. In questa casa la scala è l’edificio, non un semplice elemento di distribuzione. Questo fortissimo gesto formale consente di trasformare il terrazzo in una stanza a cielo aperto, in cui l’unico ornamento è rappresentato dal ricciolo bianco, un elemento che ha il duplice scopo di sostenere, camuffandola, la canna fumaria e di proteggere gli ospiti della casa da sguardi indiscreti. Per la definizione finale degli ambienti interni è stato determinante il contributo di Alberto Savinio, autore dei disegni delle maioliche colorate, nonchè delle grandi cornici in legno che inquadrano il paesaggio esterno. Il rapporto conflittuale tra Malaparte e Libera porta lo scrittore ad attribuirsi la totale paternità dell’opera: “E poiché, a un certo punto, dove la roccia si innesta al monte, la rupe si incurva, si abbandona, formando come una specie di collo esile, io qui gettai una scalinata, che dall’orlo superiore della terrazza scende a triangolo…” In punto di morte Curzio Malaparte dona la sua villa alla Repubblica Popolare Cinese per farne una casa per gli artisti cinesi residenti in Italia. Oggi Casa Malaparte è gestita della Fondazione Ronchi ed è chiusa al pubblico.
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