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venerdì 2 agosto 2013

Quando Roma era la città dei cinema...






Una cinquantina di cinema se ne sono andati in Paradiso, spariti per sempre dai nostri quartieri dove per chissà quanti anni hanno svolto il loro compito di presidi culturali. Se è vero che in questi tempi di crisi i romani hanno anche ridotto i loro consumi immateriali, è soprattutto vero che la Decima Musa è stata posta sotto un attacco violento negli ultimi anni: sale storiche chiuse, piccoli locali strozzati dalla mala distribuzione, speculazioni immobiliari. Talvolta, come per l'Airone in via Lidia all'Appio Latino, si tratta di architetture d'autore (Adalberto Libera, 1956, con i dipinti di Capogrossi): in questo caso si delinea un recupero finanziato dal Comune (1,5 milioni) per farne un centro multiculturale gestito da giovani attori.

Più spesso è il caso di sale senza particolari pretese ma cariche di storia, di vicende di una quotidianità durata decenni che si è fatta tradizione. Chi non ha in mente la Sala Troisi, ex Cinema Induno, a Trastevere, sistemato dai tempi fascisti nel bello stabile della GIL e chiuso lo scorso marzo? E il Metropolitan, presso piazza del Popolo, serrato due anni e mezzo fa dopo 99 anni di vita con un malinconico necrologio del prestigioso Le Monde?
L'Università La Sapienza ha organizzato un censimento di questi «fantasmi urbani», i cinema abbandonati, sguinzagliando per i quartieri 120 «ghostbuster» organizzati in gruppi alla ricerca dei cinema spariti. Dei cinquanta individuati nel vasto territorio della città metropolitana, ne sono stati scelti tredici per il loro carattere emblematico, come appartenenti ad aree centrali, per le vicende che hanno subito, per il ruolo che hanno svolto di motori culturali periferici. Gli studenti, appartenenti al corso di laurea d'Architettura di Gestione del processo edilizio guidato dal professor Silvano Curcio, hanno sviluppato altrettante indagini filmate intervistando cittadini, testimoni d'epoca, personaggi dello spettacolo. Per ora si può vedere il risultato di questa ricerca nel sitohttp://cineabbandonati.blogspot.it. In autunno sarà pronto un lungometraggio che probabilmente sarà proiettato in una delle sale cadute in disgrazia.
Molti dei cinema abbandonati hanno origine nel periodo mussoliniano, quando la proiezione di un film rappresentava in tutto il mondo un momento culminante di aggregazione sociale e, per un regime, di efficace propaganda. Fu proprio nel 1935 che a Roma fu fondato il Centro sperimentale di cinematografia: spingeva il successo che ormai aveva il racconto filmato, ma probabilmente il fascismo intendeva formare anche operatori in grado di sostenere la politica del tempo. L'Augustus, in Corso Vittorio Emanuele, nacque proprio in quell'anno e dopo essere stato un «pulcetto» amato dai cinefili per tanti anni, ha finito anni fa la sua nobile carriera con l'occupazione di un gruppo di estrema destra.
Chi non ricorda il Volturno (presso la stazione Termini) dove si svolgeva l'avanspettacolo che lo rese famoso, da tempo trasformato con un'occupazione multiculturale & multietnica in una vera e propria «piazza» cosmopolita? Ma la serie continua con nomi evocativi e spesso grandiosi: Puccini (Casal Bertone), abbandonato da decenni, ha ospitato qualsiasi attività lecita e illecita; Quirinale, della antistante Banca d'Italia che lo vorrebbe far diventare un centro congressuale aziendale; Impero (1936) all'Acqua Bullicante, chiuso trent'anni fa, occupato per quattro anni e da sei lasciato a se stesso: ha un «gemello» in perfetta copia (funzionante !) all'Asmara. Ed ancora: Paris, in via Magna Grecia a S.Giovanni, chiuso da undici anni senza una successiva idea di riuso qualsiasi; Africa, in pieno quartiere Africano (via dei Galla) rinnegato dieci anni fa dai proprietari e lasciato marcire in solitudine; Avorio, al Pigneto, dopo i film d'essay passò alle luci rosse per spegnersi quattro anni orsono; Missouri, al Portuense (via Bombelli), chiuso da tanti anni in silenzio e umiliato da un degrado offensivo.
Infine, ecco il cinema Apollo, di via Cairoli a Termini. Nacque nel 1918 come Teatro Margherita, suggestione regale, per prendere poi il nome di un bel dio greco. Un destino crudele lo ha fatto divenire Pussycat, cine a luci rosse. Il Campidoglio l'ha acquistato oltre vent'anni fa ed otto anni orsono ne ha progettato il restauro. Niente di fatto, povero Apollo, amante delle Muse. 



 Dossier a cura di Corriere della Sera 
Tutte le Video-interviste dei cinema fantasma a cura degli studenti, La Sapienza di roma
Cinema Missouri



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